Papa Francesco a casa mia


Il Papa in SardegnaDomenica 22 settembre, a Cagliari, ci sarà un illustre ospite, verrà a farci visita un certo Jorge Mario Bergoglio, per gli amici: papa Francesco.
Da quando sono nato, in Sardegna sono venuti in visita due pontefici: Giovanni Paolo II nel 1985 e nel 2008 papa Benedetto XVI.

Della visita di Giovanni Paolo II ho ricordi sfumati, avevo 10 anni, ma ho fissa nella memoria quell’atmosfera di evento unico e raro, come il passaggio della Cometa di Halley. Dopo qualche anno, una volta cresciuto, ho rivissuto quei giorni guardando filmati e foto e naturalmente grazie ai racconti di chi era più grande di me.
Ricordo anche che, con i miei genitori in piazza, la distanza dal palco dove era stato allestito l’altare per la celebrazione era tale da farci percepire il Papa come un puntino bianco.
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Il Papa “scalzo” a Lampedusa e gli stivaloni della politica


Papa Francesco a LampedusaUn uomo vestito di bianco con in mano una croce fatta di legno raccolto tra i relitti delle carrette del mare, un messa celebrata versando il vino in un calice ricavato dal legno calpestato da piedi sanguinanti, intirizziti dal freddo, cotti dalla salsedine, vergati dalla sofferenza.
L’uomo bianco in questione è Papa Francesco, le sue parole e i suoi gesti, come ormai ci ha abituato in questi mesi, sono dirompenti, non lasciano spazio a tentennamenti, il suo parlare è chiaro e deciso.
Papa Francesco visita Lampedusa, emblema della questione immigrazione nel Mediterraneo, approdo di disperati alla ricerca di una vita migliore, ma anche meta privilegiata di loschi individui, che sfruttando la sofferenza, ne fanno mezzo per iniettare nel nostro paese e in Europa nuova manodopera per la delinquenza organizzata.
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Papa Francesco mi destabilizza


Scarpe nere di papa FrancescoLo ammetto, sono un po’ destabilizzato.
Sì, perché dopo una vita a difendere mediaticamente la Chiesa, a spiegare che le scarpe rosse del Papa sono segno che ricorda il martirio e sono confezionate da un ciabattino e non sono di Prada; dopo anni a combattere contro la storia che la Chiesa sarebbe ricca perché i cardinali e i vescovi portano la croce o gli anelli d’oro e la sesquipedale sciocchezza che “se fondessero quell’oro per darlo ai poveri…” e che la mantellina in ermellino del Papa è un indumento tradizionale non assemblato in spregio dei poveri animaletti o per lusso e che l’imponente servizio di sicurezza che gira intorno ad un pontefice è inevitabile perché è un personaggio molto esposto e da tanti odiato e, come ci testimoniano eventi del passato, anche possibile bersaglio di attentati terroristici e dopo che ho spiegato che la “papamobile” non è un’auto di lusso ma un mezzo modificato per fare in modo che un papa, spesso avanti negli anni, possa comodamente passare in mezzo alla folla in piazza senza rischiare che qualche folle o peggio violento gli faccia del male e che insomma, tutti questi gesti esteriori non sono importanti quanto l’umiltà interiore e che l’amore preferenziale per i poveri si vive e si testimonia anche senza bisogno di fare grandi gesti esteriori, arriva papa Francesco. Continua a leggere

Habemus chi?


Papa Francesco ILa sera inizia come si era conclusa la tarda mattinata, con un obiettivo fisso puntato al comignolo sul tetto della Cappella Sistina. Si aspetta la fumata. Niente di più antimoderno, i segnali di fumo.
E così, siccome si è abituati a commentare le azioni degli eventi sportivi o lo stillicidio di risultati delle tornate elettorali, commentare guardando un tubo di rame sormontato da un cappuccio diventa difficile.
I commentatori si inventano di tutto, ricorrono al caro vecchio espediente di intervistare il popolo che affolla piazza san Pietro, le banalità si sprecano.
Corre loro persino in aiuto un pennuto che va a posarsi proprio lì, sul comignolo e giù a commentare e andare subito a cercare frasi tratte dal Gabbiano di Jonathan Livingston.
Poi arriva un altro gabbiano che scalza il precedente e giù a cercare simbolismi anche su questo gesto. Continua a leggere