Il Papa “scalzo” a Lampedusa e gli stivaloni della politica


Papa Francesco a LampedusaUn uomo vestito di bianco con in mano una croce fatta di legno raccolto tra i relitti delle carrette del mare, un messa celebrata versando il vino in un calice ricavato dal legno calpestato da piedi sanguinanti, intirizziti dal freddo, cotti dalla salsedine, vergati dalla sofferenza.
L’uomo bianco in questione è Papa Francesco, le sue parole e i suoi gesti, come ormai ci ha abituato in questi mesi, sono dirompenti, non lasciano spazio a tentennamenti, il suo parlare è chiaro e deciso.
Papa Francesco visita Lampedusa, emblema della questione immigrazione nel Mediterraneo, approdo di disperati alla ricerca di una vita migliore, ma anche meta privilegiata di loschi individui, che sfruttando la sofferenza, ne fanno mezzo per iniettare nel nostro paese e in Europa nuova manodopera per la delinquenza organizzata.
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Partita d’Egitto


L’Italia perde contro l’Egitto, una sconfitta storica. Lo smacco è grande sulla carta, poi vai a vedere le recenti prestazioni e a memoria d’uomo non si ricorda una prestazione della Nazionale di Lippi per la quale davanti alla tv mi sia entusiasmato per il bel gioco. Sì mi sono emozionato durante gli ultimi mondiali soprattutto nella partita contro la Germania ma non certo per il bel gioco, inesistente in tutta la competizione. Se poi aggiungiamo che l’Egitto ha perso contro il Brasile per 4 a 3 e nemmeno se lo meritava non vedo come ci si potesse aspettare o si auspicasse che la nostra nazionale facesse addirittura la goleada per avere il primo posto nel girone (così dicevano i grandi espertoni di calcio prima dell’inizio della partita).
Certo è suggestivo che i detentori della Coppa del Mondo abbiano perso, meritando di perdere, contro i Campioni d’Africa dell’Egitto chiamati dagli insopportabili commentatori Rai “i faraoni”.
La cosa più sorprendente è che il fior fiore di giornalisti (paradossalmente parlando) e ex calciatori hanno cominciato, seppur timidamente, a mettere il dubbio circa le scelte tattiche e di formazione di Lippi, fino ad ora osannato e adorato come il Dio del Calcio tanto da potersi permettere senza esser sbeffeggiato di non dichiarare la formazione del martch contro l’Egitto in una competizione da coppa del nonno come la Confederation Cup.
Forse l’azzurro sbiadito delle nuove maglie era una premonizione.
Il nostro orgoglio calcistico ferito? Ma nemmeno per sogno! Quello è già morto e sepolto.