Obama si è bushizzato?


“Obama non chiude i tribunali speciali voluti dal suo predecessore?”
“Ma il suo predecessore non era Bush?”
Ebbene sì, e la cosa ha fatto infuriare alcuni suoi sostenitori soprattutto quelli più impegnati nel campo dei diritti umanitari.
In realtà il problema è che Obama ha deciso di riformare questi istituti tentando di renderli più “umani” mentre i più radicali sulle posizioni anti-Bush volevano che venissero chiusi, eliminati, punto e basta.

E’ spiegato bene in questo articolo di Corriere.it

E il carcere galleggia


Tempo fa nel David Letterman Show, celebre talk show satirico americano, c’era una rubrica simpatica intitolata “will it flow?”, un giochino dove il pubblico doveva indovinare se l’oggetto del giorno, gettato in un bacino d’acqua, sarebbe rimasto a galla o sarebbe andato a fondo. Un gioco banale ma molto simpatico e dal risultato tutt’altro che facile da prevedere. Prendo questo spunto per segnalarvi invece una proposta un po’ particolare che a quanto pare è stata fatta dal ministro della Giustizia Alfano: il carcere galleggiante.
La popolazione carceraria è arrivata a 63000 unità, quasi duemila unità in più rispetto a qualche anno fa quando fu votato l’indulto per sovraccarico degli istituti di detenzione e si stima che il numero critico, quello dell’insostenibilità, sia 63.700.
Da qui la proposta di organizzare delle carceri galleggianti, ormeggiate nei porti, che ospiterebbero in breve tempo tanti detenuti. Si tratta di navi che sarebbe facile e veloce allestire.
Detto così sembra una soluzione geniale, peraltro già sperimentata sia in USA che in Europa in Gran Bretagna e in Olanda, in realtà proprio in Europa l’utilizzo di questo sistema si è dimostrato fallimentare per problemi tecnici legati alla sicurezza e alle ristrettezze a cui sarebbero costretti i carcerati.
E poi, diciamocelo chiaramente, solo a guardare i servizi di Striscia la Notizia, sembrerebbero esistere tanti edifici carcerari nuovi di zecca e mai utilizzati, forse sarebbe meglio lasciare le idee galleggianti e piantare più i piedi per terra.

L’articolo della Stampa  e una vecchia galleria fotografica di La Repubblica del 2006