Mi (S)cancello da Facebook, anzi no


Jaron Lanier

Janon Lanier, uno dei padri della realtà virtuale, ci suggerisce di sparire dai social network.
Il motivo: “non dobbiamo essere docili cani ma felini ribelli”.
Detta così vien voglia di starci ancora di più, perlomeno per quanto mi riguarda, ma se non ci si vuole fermare solo alle sintesi, vale la pena approfondire.

Alcuni brani tratti dalla sua intervista pubblicata sul supplemento domenicale del Corriere della Sera “La lettura”.

I social network stanno ingannando il nostro cervello e lo stanno manipolando fino a modificare i nostri comportamenti.
Ogni nostra azione online è tracciata, monitorata e analizzata ai fini della profilazione degli utenti. Forniamo dati gratis…

Fin qui niente di nuovo e con toni vagamente complottistici. Continua a leggere

L’antimafia del pettegolezzo



Il 15 maggio del 1991 Giovanni Falcone viene chiamato a parlare di fronte al consiglio superiore della magistratura in seguito a quattro esposti che criticavano il suo metodo d’indagine (uno di questi esposti firmato da un certo Leoluca Orlando) accusandolo di non tenere in debita considerazione alcuni filoni d’indagine e le dichiarazioni di alcuni pentiti, di fatto compromettendo la “strenua lotta alla mafia”. Continua a leggere

E tutto d’un tratto, la moto


IMG_20150412_170634402_HDR Ci sono due cose soprattutto che spaventano della motocicletta: l’equilibrio precario e l’assenza di protezione.
Riguardo al primo punto ricordo cosa mi disse il gommista, ovviamente non del tutto disinteressato, quando portai lo scooter a sostituire le gomme.
Come al solito mi fece tutto un discorso terroristico circa la necessità di un monitoraggio continuo delle gomme, naturalmente presso la sua officina, concludendo con la frase: “d’altronde poggia tutto SOLO su due ruote”.
Ineccepibile. La moto viaggia su due ruote, come la bicicletta, come lo scooterone che ho guidato per circa otto anni e la vespa dalla notte dei tempi, da sempre.
La moto è tutto un equilibrio sopra la follia, direbbe Vasco Rossi, oppure no, la moto è in equilibrio più che su due ruote, sopra la follia di chi la guida.
Chi ha la moto deve mettere in conto almeno una caduta, si legge ovunque, più che con rassegnazione con una punta di orgoglio da stuntman, quella spocchia di chi dopo la caduta è ancora tra noi per raccontarla.
E poi c’è la nudità alla guida. Quel vento che spinge contro il petto, perché il parabrezza è un po’ da sfigati, che sferza le gambe, che al solo pensiero di cadere ti proietta immagini di fianchi scorticati. E puoi coprirti quanto vuoi, ammesso abbia abbastanza soldi per farlo, con tutta la tecnologia immaginabile. Essere disarcionati dalla moto non sarà mai un’esperienza indolore.
E allora salendo sulla strada panoramica, di curva in curva, piegando, accelerando, frenando e scalando di marcia e poi di nuovo accelerando fino ad una vetta, in sella ad un motore vibrante sotto di te, può anche capitare di incrociare un motociclista che scende nella corsia opposta alla tua, e che ti faccia un segno di saluto con le dita, un gesto che non avrebbe mai fatto incrociando uno scooter, quello dove ci si siede e che non si cavalca, e ti senti affiliato alla tribù dei motociclisti, anche se tu la moto, per la maggior parte del tempo, la userai per andare ogni giorno in ufficio a fare l’impiegato. Comunque son soddisfazioni.

Io e Giangiacomo


Ci sono tante cose da fare la domenica mattina, ci si può semplicemente riposare, magari posticipando la sveglia, fare una bella passeggiata al parco o inforcare la bicicletta, soprattutto se la giornata lo permette, pedalare con il vento che ti scompiglia i capelli e sibila tra le basette. Se però è domenica 21 dicembre e non hai ancora comperato tutto quello che ti serve per assolvere al rito dello scambio dei regali natalizi, una capatina al centro commerciale la devi fare.
Lo so, sono il solito becero italiano medio consumista, ma chi se ne frega, io dovevo comprare il liquido per il radiatore dello scooter, che era rimasto a secco e praticamente mi si stava fondendo la testata, quelli che dovevano comperare i regali erano gli altri, ed erano tanti, tantissimi. La faccio breve, a differenza della fila che ho dovuto fare alla cassa. Dopo un’oretta e mezza di passione sono uscito vivo da quell’incrocio tra un mercato di Calcutta e un ufficio postale in date di consegna della pensione e in quel momento, tornando verso il parcheggio con il bidone in plastica da 5 litri pieno di liquido refrigerante “pronto all’uso”, sono stato folgorato da un’idea: comprare un regalo. Un regalo di sostanza, un regalo elegante che fa molto impegnato: un libro. Continua a leggere

Britanny, i media e la morte


eutanasia_7671 (1)La storia di Britanny, che ha deciso di porre fine alla sua esistenza con il suicidio assistito, ha commosso il mondo e aperto, per l’ennesima volta, un acceso dibattito sui temi bioetici e nello specifico sul cosiddetto “finevita”.
Ogni volta che capitano eventi del genere, in passato Welby e, ma il caso si discosta un po’, Eluana Englaro, i media giocano un ruolo fondamentale nell’incanalare il dibattito su strade che non sono al servizio della verità o della discussione costruttiva ma sui binari sopra i quali si trovano più a loro agio, gli operatori dei media, quelli che devono fare ascolti.
Faccio un esempio: per parlare del caso di Britanny inviti in studio la moglie di Piergiorgio Welby e la senatrice democratica Paola Binetti, nota per le sue posizioni su questi temi e per l’opinione diffusa che sia un’integralista cattolica (ammesso che voglia dire qualcosa). Oppure meglio, organizzi un bel talk show con Odifreddi e un cardinale o un monsignore, preferibilmente molto anziano. Continua a leggere

Breaking Bad da ultimo alla meta (senza spoiler)


image[1]Come il maratoneta che per ultimo, a diverse ore dal vincitore, taglia il traguardo, ieri ho visto l’ultima puntata di Breaking Bad credo dopo chiunque in Italia (e forse nel mondo).
Noi appassionati di serie TV made in USA siamo telespettatori un po’ particolari, abbiamo i nostri riti, le nostre manie, persino un linguaggio da iniziati che ci porta spesso ad assumere dei comportamenti che, visti dal di fuori, sembrano appartenere al mondo del non senso.
Ho iniziato ad interessarmi alla serie tv pluripremiata Breaking Bad qualche giorno dopo che uscì la prima puntata negli Stati Uniti, quindi praticamente in contemporanea, quando era ancora pressoché sconosciuta. L’ho guardata ovviamente in lingua originale perché in Italia sarebbe arrivata molto dopo.

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Chiù forte ‘e ‘na catena


La serata langue, ma non si doveva uscire? Nessuno si fa sentire?
Il telefono è lì, poggiato sul divano, triste e buio, non da segni di vita. Continui a guardare Europe Top 20 su MTV attento a non perderti nemmeno un secondo anche se sai benissimo che quei video li puoi rivedere su youtube quando vuoi e, dopo due o tre passaggi di musica, che quelli che ne sanno di musica schifano perché commerciale, ributti uno sguardo sul cellulare e vedi il led di notifica che lampeggia.
Qualcosa si muove!
Ti precipiti a visualizzare il testo dell’sms o del messaggio whatsapp e scopri che il mittente è una persona che non ti scrive da tempo, la cosa si fa intrigante: “e cosa vuole questo/a?”. A questo punto leggi il lungo messaggio: “Leggilo bene… sono rimasta a bocca aperta… Dio… destino… piangendo… angelo… fortuna… spedisci questo messaggio ad altre 10 persone che sono nella tua rubrica entro 7 giorni da quando hai ricevuto questo messaggio altrimenti ti succederà la stessa cosa che è successa a… Continua a leggere

Facebook, il regno del “chissenefrega”


Sono iscritto a Facebook sin dagli albori, quando non c’era nemmeno l’interfaccia in italiano, poi da noi arrivò, ed era considerato ancora un fuoco di paglia, ricordo pure che profetizzai su Usenet, l’ambiente dedicato alle discussioni nato insieme ad Internet, che sarebbe durato poco, evidentemente sbagliando.
Nel frattempo è stato Usenet a svuotarsi.
Nel tempo ho impararato che su Facebook si può stare in molti modi, partecipando a diversi livelli: leggendo quello che scrivono gli altri, risparmiando sugli sms con la chat privata (obiettivo che oggi si raggiunge più efficacemente con whatsapp), pubblicizzando la propria attività lavorativa, scrivendo propri pensieri, condividendo quelli di altri, commentando le notizie, tentando di conoscere “gente nuova” e così via. Non partecipare però non ha molto senso, come andare in palestra, pagare la quota, e stare solo a guardare gli altri che si allenano. (Oddio, capita). Continua a leggere

Piccoli Balotelli crescono


Questo articolo non c’entra molto con Balotelli, abbiate pazienza, si sa che il titolo lo scrive il titolista (che poi sono io) e comunque non voglio dare al giovane attaccante bresciano anche la colpa di questo articolo, dopo l’eliminazione dal girone nei mondiali del Brasile 2014, sarebbe troppo.
Andare in spiaggia da solo spesso è noioso, qualcuno direbbe anche triste, ma non è così. Andare da solo al mare ti da tante possibilità in più rispetto all’andare in compagnia, soprattutto se è chiassosa e ridanciana. Continua a leggere

Io, i mondiali brasiliani, li seguirò


Quando i campionati mondiali di calcio vennero assegnati al Brasile e, non dimentichiamolo, anche le Olimpiadi del 2016 si svolgeranno a Rio de Janeiro, il paese era considerato un’economia emergente a livello mondiale a dispetto della crisi, poi tutto è precipitato.
I Mondiali allora furono voluti fortemente dal governo Lula di ultrasinistra, non certo imperialista o promotore del capitalismo sfrenato, e quello attuale è in totale continuità politica e fattuale con quello di allora. Continua a leggere